Vanità: dobbiamo proprio farne a meno?
“Vanità, il mio peccato preferito” ci confida Al Pacino ammiccando sornione nella telecamera alla fine de “L’avvocato del diavolo”.
È in questa pellicola dei favolosi anni ’90 che il diavolo in persona (Al Pacino appunto) seduce un giovane e inconsapevole avvocato (Keanu Reeves), tentando con ogni mezzo di spingerlo a vendergli la propria anima, promettendogli in cambio gloria e successo imperituri. Il buon Keanu sembra determinato a resistere, ma proprio quando pare che il diabolico piano sia fallito… ecco che tutto ricomincia da capo (come nel giorno della marmotta, vi ricordate?) e il nostro avvocato è di nuovo sotto scacco. Perché la vanità è peggio della polvere o dei peli dei vostri animali: si annida ovunque.
È così gente, si tratta dell’eterna lotta tra il bene e il male. L’essere e il voler apparire. Ma in fondo, lotta ddeché??? Perché ostinarsi a resistere al vizio (e soprattutto al piacere) di essere ammirati dagli altri? Che poi. Siamo sicuri che fra tutti i vizi capitali la vanità sia il peggiore?
Rivediamoceli brevemente insieme, questi viziacci.
Innanzitutto vi buttiamo lì una chicca: la vanità è semplicemente un “derivato” di un altro vizio: la superbia. Maccome! Essere vanitosi non gode nemmeno di un posto tutto suo nell’Olimpo delle cose brutte brutte? Ebbene, pare di no (stando all’elenco ufficiale). O meglio. La vanità c’era. Fino a un secolo fa però. Poi è stata tolta dall’elenco, dove invece fanno bella mostra di sé:
- Superbia
- Invidia (new entry)
- Lussuria
- Gola
- Accidia
- Ira
- Avarizia
Come dite? Vi siete improvvisamente scoperti peccatori? Welcome on board, tranquilli non siete i soli.
L’importante (di questi tempi) è tenere ben presente la regola aurea della dieta mediterranea: con le giuste dosi va bene tutto!
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