Pulp
Leggere Bukowski è come andare al ristorante con uno che mastica con la bocca aperta, succhia rumorosamente il brodo, mangia il pollo con le mani e, alla fine della cena, magari rutta anche, infischiandosene del galateo e delle regole del buon costume.
Non c’è nulla di pulito nella produzione di Bukowski, a partire dai suoi personaggi, che puzzano, anche a distanza. Puzzano come puzza la carne andata a male, come puzza il vomito, come possono puzzare solo certi formaggi.
CHINASKI è il più nauseante, ma pure NICK BELANE, l’investigatore più dritto di L.A., protagonista di questo ultimo suo romanzo, non è da meno. Belane è un investigatore da strapazzo, uno sfigato, uno che passa il tempo vagando da un bar all’altro, con una chiara dipendenza dall’alcol e dal gioco d’azzardo, uno con tre matrimoni e altrettanti divorzi alle spalle, uno che guarda in una donna solo tette e culo e un uomo soltanto se è un barista.
Uno così non lo vorreste neppure tra i contatti Facebook! Eppure la storia che Bukowski costruisce intorno a questo personaggio potrebbe conquistare il vostro consenso sin dalle prime pagine.
Il cattivo ragazzo della letteratura getta subito una golosa esca: Belane riceve un incarico dalla Signora Morte per ritrovare CÈLINE – sì, proprio quel Céline, quello di Viaggio al termine della notte! Non basta? Dopo pochissime pagine ne riceve un altro da John Barton per rintracciare PASSERO ROSSO, poi ancora un terzo da Hal Groves, che vuole liberarsi di UN’ALIENA.
Il lettore abbocca, ingolosito anche da una scrittura asciutta, sfacciata e provocatoria, e mentre va avanti nella lettura si accorge che il bocconcino è ancora più saporito perché la trama si infittisce e i tre casi, verso la fine, sembrano intrecciarsi.
Non è il solito Bukowski – in precedenti suoi scritti è addirittura più sboccato -, ma è una buona occasione per capire se tornare a sedersi a tavola con lui o cambiare aria.
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