Orgoglio e pregiudizio
C’era una volta una ragazza di nome Elizabeth Bennet convinta di sapere tutto, orgogliosa delle proprie opinioni e forte del cieco affetto del padre, il quale la considerava l’unica fra tutte le sue (cinque) figlie degna di un dialogo che andasse al di là della banale conversazione.
Eppure nel corso del romanzo anche l’infallibile Liz (questo il nomignolo della nostra protagonista) mostrerà qualche piccola pecca.
I nodi verranno al pettine non appena nella tranquilla regione dell’Hertfordshire, in Inghilterra, irromperà un giovane e desiderabile scapolo (oggi diremmo single) di nome John Bingley.
Bello e soprattutto ricco. Requisiti più che sufficienti affinché tutte le giovani (e pure meno giovani) donne nubili del circondario si mettano in testa di farsi sposare da lui. Tutte tranne lei, Elizabeth, che sembra trovare difetti anche in Bingley (oltre al fatto che lui sembra avere occhi solo per la sorella maggiore di Elizabeth, Jane).
Fin qui tutto bene, direte voi.
Ni, perché insieme a Bingley arrivano a Netherfield – poco distante dalla tenuta dei Bennet – anche una serie di altri personaggi destinati a mettere a dura prova la (fino a quel momento indiscussa) capacità di giudizio della nostra Liz.
Primo fra tutti il signor Darcy (proprio lo stesso Darcy de Il Diario di Bridget Jones, trasposizione in chiave moderna proprio del libro in questione), il quale sembra irritare Elizabeth con i suoi modi severi e la scarsissima propensione a divertimento e galanteria.
È un attimo per Liz (leggi a questo punto Bridget) risentirsi amaramente per l’indifferenza dell’insopportabile Darcy e cadere vittima delle ben più accattivanti maniere di George Wickham, salvo rendersi conto (un centinaio di pagine più in là) di aver preso una gigantesca cantonata.
Orgoglio e pregiudizio dunque: questo il mix fatale che porterà Liz Bennet a fare i conti con se stessa e a capire che sbagliare è possibile. Anche per lei. Ma che fortunatamente si può ancora essere in tempo per rimediare.
L’orgoglio e il pregiudizio sono un grande classico, oggi come oltre duecento anni fa, quando Jane Austen scrisse quello che è certamente il suo romanzo più celebre.
In fondo da allora poco o niente sembra essere cambiato. Chi ha tempo di andare a vedere cosa si nasconde dietro l’opinione generale? Chi ammette di avere torto e si ricrede? E soprattutto chi ne ha voglia?
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