L'arte di correre

L’arte di correre

Chi ha mai fatto una maratona nella sua vita lo sa che (come scrive Murakami Haruki ne L’arte di correre) “proprio nello sforzo enorme e coraggioso di vincere la fatica riusciamo a provare, almeno per un istante, la sensazione autentica di vivere”.

E lui, Murakami, di maratone ne ha corse parecchie. Tanto che si è deciso a mettere su carta il racconto di questa passione che lo accompagna da quando aveva trent’anni.

La fatica del suo allenamento si respira ad ogni pagina. Così come la soddisfazione di raggiungere i propri obiettivi, con costanza e ostinazione. E fin qui tutto bene.
Bello, anzi encomiabile direi. Ma ribadisco: no, caro il mio bel Murakami, sappi che non riuscirai in nessun modo a schiodarmi dal mio comodissimo divano.

E poi diciamolo, per leggere questo diario non serve affatto essere patiti di jogging o professionisti del triathlon.
Seriamente. C’è qualcosa di più universale che colpisce leggendolo.
La calma, la consapevolezza, la serenità, la saggezza che forse solo un giapponese è in grado di trasmettere a noi iper-social-multitasking occidentali.

Se state cercando un istante di quiete, un momento in cui sentire la vostra mente che si libera dai pensieri, allora avete scelto il libro giusto.
Che vi piaccia correre o meno, avrete la soddisfazione di leggere qualcosa di sincero, di vero, di un tantino pacato forse, ma assolutamente reale.
Provate a lasciare a metà il libro e a riprenderlo il giorno dopo. Come per magia ritornerete sempre nella stessa atmosfera.

Abitudinari di tutto il mondo, unitevi! Per voi, bisognosi di certezze – e per quelli che (come me) di fronte a duecentocinquanta gusti di gelato scelgono sempre e comunque la nocciola – sappiate che L’arte di correre è la nocciola! Insomma, Murakami è una garanzia.
Perché come dico sempre mentre mi abbuffo di uramaki all’All you can eat del mercoledì sera: il giappo non delude mai. Arigatou.

“L’arte di correre” di Murakami Haruki
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