La grande fame
Il titolo La grande fame potrebbe trarre in inganno, ma no, non è un saggio di psicoanalisi su come gestire gli attacchi di fame e tenere sotto controllo il proprio peso, anche se ben si adatterebbe a un trattato del genere, e potrebbe provocare lo stesso effetto contenitivo, perché l’appetito passerà in secondo piano quando vi immergerete in questa splendida lettura.
Ma dicevamo… non si tratta di un saggio, bensì di una raccolta di racconti – POCO SBATTIMENTO, YEA –, nello specifico di racconti brevi – ANCORA MENO SBATTIMENTO, DOPPIO YEA – scritti in varie epoche da John Fante. Una serie di short stories, alcune inedite, altre già apparse su periodici statunitensi quando lo scrittore era ancora in vita, ma pubblicate per la prima volta insieme solo dopo la sua morte.
Se lo avesse saputo, con buona probabilità, Fante non ne sarebbe stato contento. Quando era vivo si era sempre dimostrato piuttosto restio a comporre libri riunendo i suoi racconti. Come forma di genere narrativo, preferiva di gran lunga il romanzo eppure è considerato uno dei MAESTRI del racconto breve, e questo libro ne è la dimostrazione.
Ventiquattro storie tenute insieme da una scrittura asciutta e pulita, dove non ci sono orpelli né tentativi di caratterizzare i personaggi con luuuuunghe e nooooiose analisi psicologiche. Tutto emerge con chiarezza dai gesti e dai dialoghi che Fante traduce dalla realtà.
C’È VITA NEI SUOI RACCONTI, la vita vera, naturalmente spumeggiante e glitterata, di tanti nostri connazionali che prima della Grande Guerra hanno attraversato l’oceano per andare a cercare fortuna in A-ME-RI-CA, senz’altro su magnifiche e comode navi da crociera.
C’è la vita di quegli uomini, quelle donne e quei bambini che sono stati accolti a braccia aperte dalla gente del posto. C’è la vita di quelle famiglie alle quali le amministrazioni locali hanno riservato posti letto in lussuosi alberghi del centro e offerto suntuosi banchetti.
Fante ritrae una moltitudine variegata di personaggi che non si comprende perché si affatichino così tanto alla ricerca di un riscatto quando hanno già così tante cose belle a cui pensare!
E poi ci sono i filippini, che sono come gli italiani, ma più scuri, e che pure loro fanno una vita da nababbi e, ciononostante, anch’essi si affannano per migliorare la propria condizione sociale. PAZZESCO! Come pazzesco è questo libro dal quale non vorrete più staccarvi, e vi dispiacerà che siano solo 24 e non 5245362 racconti.
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