Il diario di bordo di uno scrittore

Fare lo scrittore è un mestiere solitario. Scrivere per me implica dubbi costanti, un continuo interrogarmi se i miei sforzi abbiano senso, se i miei racconti offrano davvero qualcosa di più di un’ora di intrattenimento, se le mie storie lascino una traccia e contribuiscano in qualche modo a cambiare la vita di chi li legge – possibilmente in meglio.”

Ebbene sì, scrivere è: 1) un mestiere a tutti gli effetti (lo diciamo, per quelli che pensano sia un’alternativa all’uncinetto o al corso di yoga) e 2) si è da soli, e non solo nell’atto dello scrivere, ma in generale. Lo scrittore ha un modo di vedere la realtà molto diverso dal comune vedere e riesce anche ad andare oltre, verso ciò che non esiste, verso l’infinito e oltre, per dirla alla Buzz Lightyear (per chi non avesse colto, parliamo di Toy Story, ma non vogliamo saperlo, se non avete colto). 

In sostanza: lo strumento principale dello scrittore è la fantasia

Senza fantasia si possono scrivere saggi o libretti di istruzioni per utilizzare il forno a microonde, ma per fare narrativa occorre la fantasia. E non solo. In questo libro Larsson ci racconta il processo che lo ha portato a scrivere ognuno dei suoi libri fino al 2014 ovviamente, anno della pubblicazione de Il diario di bordo di uno scrittore.

Ogni capitolo del volume è il titolo di uno dei suoi libri. E così ne scopriamo la genesi, con tutte le ricerche fatte dallo scrittore, come le decine e decine di libri letti sui pirati. Larsson ci racconta, per esempio, tutti i retroscena nella stesura del suo primo “giallo”. Insomma, si mette a nudo (metaforicamente parlando sia chiaro), in questo libro che è realizzato in esclusiva per i lettori italiani in occasione dei 25 anni della casa editrice Iperborea, perché lo scrittore svedese, non è un segreto, ama l’Italia.

E noi amiamo lui. Siamo pari.

“Il diario di bordo di uno scrittore” di Björn Larsson
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